Sant’Antonio Abate ingannatore del Diavolo e Patrono degli animali domestici

Fra le ricorrenze più importanti di gennaio c’è quella di Sant’Antonio Abate, la cui memoria liturgica ricorre il giorno 17.

Sant’Antonio, vissuto in Egitto fra il 250 ed il 356 (le date non sono precise), è considerato il patriarca del monachesimo cristiano.

Di lui abbiamo anche una sua lettera autentica indirizzata all’abate Teodoro.

Un suo discepolo, Sant’Anastasio di Alessandria, scrisse una sua Vita. Testo fondamentale della sua agiografia.

Sant’Agostino, nelle Confessioni, narra come la sua figura, a trent’anni dalla morte, favorisse numerosissime  vocazioni.

Sant’Antonio Abate è considerato il Santo protettore degli animali domestici.

Di solito viene raffigurato accanto a un maialino che reca al collo una campanella.

Ancora oggi, sul sagrato delle chiese dedicate al Santo, il 17 gennaio, si benedicono gli animali domestici.

Inoltre fino a qualche decennio fa era diffusa anche l’usanza di offrire doni in natura ai preti che a loro volta distribuivano immagini di Sant’Antonio da collocare nelle stalle a mo’ di amuleti.

Un’altra usanza è la preparazione di un dolce benedetto che viene poi dato a uomini e animali malati perché sant’Antonio, che resistette alle tentazioni, è considerato il vincitore del male.

Una sagra delle «fave cotte» di Villavallelonga, in provincia dell’Aquila è connessa al Santo. Infatti secondo una tradizione del luogo un proprietario terriero, non riuscendo a trovare braccianti, si mise ad imprecare che avrebbe finito per far lavorare la terra al diavolo.

Un giorno un tizio si fece avanti offrendosi con altre persone di lavorare i campi. In cambio voleva solo un po’ di cibo senza sale.

Il proprietario, tutto contento, se ne tornò a casa ordinando alla moglie di preparare il pranzo per quegli uomini dimenticando però di avvertirla di non mettere il sale.

Ma a pranzo questi strani uomini rifiutarono disgustati il pranzo cucinato dalla donna. Allora lei li apostrofò chiedendo se non fossero diavoli.

A quelle parole i giovani con il loro capo più anziano sprofondarono nel terrenoSantAntonio Abate

spandendo un acre odore di zolfo.

La donna allora s’inginocchiò invocando Sant’Antonio e per ringraziamento donò il raccolto alla sua festa.

Da allora a Villavallelonga in occasione della festa del Santo, si distribuiscono «fave cotte» e una focaccia di farina, sale, uova e anice, mentre si svolge una sfilata di maschere diaboliche.

Sant’Antonio viene invocato anche contro il «fuoco di sant’Antonio» (herpes zoster).

Una leggenda popolare ne spiegherebbe questa devozione:

Sant’Antonio sarebbe il padrone del fuoco, compresa quella sensazione di bruciore causato dall’herpes zoster.

Per tradizione Sant’Antonio sarebbe in prossimità dell’ingresso dell’Inferno perchè ingannerebbe i diavoli sottraendo loro le anime non meritevoli delle fiamme eterne.

Una tradizione del Nuorese narra che, quando nel mondo ancora non c’era il fuoco,  fu chiesto a Sant’Antonio di procurarlo.

L’eremita, dopo molte insistenze, promise di aiutarli e andò a bussare, accompagnato dal suo maialino, alle porte dell’inferno chiedendo di entrare.

Quando i diavoli lo videro apparire si spaventarono perché conoscevano i suoi poteri e lo giudicavano invincibile. Lo respinsero, ma mentre stavano chiudendo la porta il maialino riuscì a sgusciare nell’inferno scorazzando dappertutto e sconvolgendo la società dei diavoli.

Poichè Satana e gli altri demoni non riuscirono a catturare l’animale fecero entrare il Santo per riprendersi il maialino.

E il Santo, che non aspettava altro, andò nel regno dei dannati con l’inseparabile bastone a forma di tau.

Durante il viaggio di ritorno dagli inferi, con il maialino in braccio, fece prendere fuoco al bastone che portava.

Tornato sulla terra vi accese una catasta di legna donando per sempre il fuoco all’umanità.

Il maialino, presente nell’iconografia del Santo fu giustificato con due leggende: la prima narrava che l’animale altri non era se non il diavolo sconfitto dall’eremita vittorioso sulle celebri tentazioni e costretto a seguirlo sottomesso; la seconda sosteneva che il Santo aveva guarito un maialino e questi da quel momento lo seguiva come un cane.

L’unico fatto certo è che alle reliquie di Sant’Antonio, traslate nel secolo XI in Francia e conservate in un primo periodo nella Chiesa di Saint-Antoine-de-Viennois alla Motte-Saint-Didier, vennero attribuite le virtù di curare l’herpes zoster grazie al potere dell’eremita sull’inferno e sul fuoco.

I malati si recavano così numerosi sulla sua tomba che si decise di annettervi un ospedale con la fondazione di una confraternita di religiosi per assisterli. Così ebbe origine l’Ordine ospedaliero degli Antoniani che prese come insegna la gruccia blu a forma di tau, la croce con tre braccia.

Notizie non certe ci raccontano della presenza nel paese dei maialini allevati dalla confraternita con al collo la campanella per distinguerli da quelli degli altri allevatori.

Ma la campanella antoniana, che il Santo porta con sé nell’iconografia tradizionale, è in realtà non il «ricordo» dei maialini dell’ospedale francese – che forse non sono mai esistiti – ma il simbolo della Morte e della Risurrezione.

Sant’Antonio Abate diventò anche il Patrono dei fabbricanti di spazzole.

Alla devozione di Sant’Antonio Abate è anche dedicata la festa della Focura a Novoli, in provincia di Lecce. Nella piazza principale si prepara un’altissima catasta di legna a forma di cono sulla cui cima si pianta un ramo d’arancio insieme con spighe di grano ed una bandiera con l’effigie dell’anacoreta.

Nel tardo pomeriggio del 16 inizia la processione alla quale partecipano tutte le confraternite del luogo.

I fedeli portano grandi ceri: per questo motivo la processione è chiamata intorciata.

Non appena la statua è uscita dalla chiesa si raccolgono le offerte.  Invece quando rientra la processione, si sparano i fuochi d’artificio e si accende il falò (detto focura) intorno al quale si chiacchiera e si mangia.

Alla fine la gente di Novoli cerca di portarsi a casa qualche tizzone o un po’ di cenere come amuleti.

Una leggenda popolare narra che la notte fra il 16 ed il 17 gennaio, gli animali nelle stalle parlino ed i contadini possano ascoltare i loro discorsi.

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16 Gen , 2017 - In Santi e Beati - di Maurann



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